giovedì 31 dicembre 2009

DOVE ANDIAMO, PAPA'? di Jean-Louis Fournier





Mathieu e Thomas sono fratelli. Ma sono fratelli che condividono un amaro destino: entrambi, infatti, sono portatori di una sindrome genetica che li rende totalmente disabili, incapaci di provvedere a se stessi ed alle funzioni minime della vita, a tal punto da dover essere ospitati a vita in un istituto specializzato. O meglio, solamente Thomas, in quanto Mathieu morirà precocemente, ponendo fine alle sue sofferenze terrene. Thomas, invece, come un bambino invecchiato, continuerà a trascinarsi per i corridoi dell’istituto ospitante parlando alla sua stessa mano, sempre più curvo, sempre più solo nel suo mondo. E il suo unico contatto col padre, noto umorista e sceneggiatore francese che ha avuto il destino beffardo di avere non uno ma due figli con lo stesso tipo di disabilità, sarà sempre e solo la domanda:“ dove andiamo, papà?”. Ininterrottamente, instancabilmente. E questa sarà anche l’unica domanda che il genitore si sentirà rivolgere da suo figlio: non domande sul perché il cielo sia azzurro o perché l’erba sia verde, o sul perché si debba andare a scuola o consigli su quale tipo di indirizzo scolastico scegliere, no: Mathieu e Thomas non daranno simili pensieri o grattacapi ai loro genitori, la loro vita sarà estremamente semplice, ed è già chiaro fin dalla nascita che cosa faranno nella loro vita: niente. Niente feste di laurea, nessun primo amore da riaccompagnare a casa la sera, nessun quesito nella loro vita. Se non quello, il solito, “dove andiamo, papà?” Un quesito a cui il padre, a volte, è tentato di rispondere con la voce della disperazione e dell’amarezza, rispondendo “andiamo a prendere l’autostrada, contromano”. Infatti, non ci sono solo i problemi di Mathieu e Thomas, ma anche quelli di un padre che non sa come gestire questo destino beffardo che gli ha regalato due figli particolari, che non sa se sarà all’altezza di tale compito, che non tiene nel portafogli fotografie dei suoi bambini, dei suoi due “uccellini spiumati”, che pure però gli regalano momenti di divertimento e di tenerezza. Ed ora, che Mathieu“è andato a cercare la sua palla troppo lontano” e che Thomas si aggira solitario per i corridoi dell’Istituto, vuole regalare un libro ai suoi figli, il libro che non ha mai regalato loro perché non sarebbero stati in grado di leggerlo, affinchè non siano dimenticati, “perché non siano solamente una fotografia su un certificato di invalidità”.

Il libro è un’amara ma nello stesso tempo ironica, ed a volte persino spassosa, riflessione sulla condizione dell’invalidità vista dalla parte del genitore, sulla delusione e lo sconforto di dover gestire dei figli “diversi”, sull’amarezza di non avere obiettivi o aspettative simili alla maggioranza degli altri genitori, ma anche un libro da cui traspare in ogni pagina anche l’orgoglio di essere portatori di un destino ben più importante e gravoso. Una riflessione condotta con uno stile ironico e pungente che offre momenti di autentico divertimento insieme ad altri di profonda commozione.


p.s.Tale recensione è anche stata da me pubblicata su sololibri.net

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