giovedì 31 dicembre 2009

"UNA BARCA NEL BOSCO", di Paola Mastracola




Gaspare Torrente lavora in un bar a Torino, più precisamente nel suo bar, e trascorre la giornata preparando caffè e tramezzini al prosciutto. Eppure Gaspare Torrente è un avvocato. Eppure Gaspare Torrente era un talento. Con un’attitudine naturale allo studio, quello vero, profondo, soprattutto dei classici latini, tanto che, terminate le scuole medie, Madame Pilou consiglia ai suoi genitori di mandarlo a studiare in una scuola come si deve, di non lasciarlo lì, sull’isola, a sprecare il suo talento per magari finire poi a fare il pescatore, come il papà. No, lui può ambire agli studi migliori, al liceo, in una grande città, a Torino, dove ci sono scuole adeguate alla sua intelligenza ed al suo talento. E così inizia l’odissea di Gaspare, ma non solo sua, ma anche dei suoi genitori, costretti a vivere separati, la mamma a Torino col figlio, ad arrabattarsi giorno e notte con una gastronomia per tirare avanti, e il padre solo, giù sull’isola, a pescare per mantenere quel figlio tanto bravo, su a Torino, che prende tutti dieci grazie agli insegnamenti impartitigli in precedenza da Madame Pilou sulla sua isola. Ma qui, nel liceo tanto orgogliosamente frequentato da Gaspare, quegli insegnamenti sono di troppo, sono di impiccio. Studiare in una grande città è diverso che studiare su un’isola, con i vecchi e obsoleti libri alla mano: nelle scuole moderne si usano cassette, computers, videocorsi, televisioni, e soprattutto non si opprime il povero studente con compiti impegnativi che potrebbero ledere il suo equilibrio e la sua personalità, non lo si mortifica con un voto negativo che potrebbe avere conseguenze nefaste, non gli si ottunde la mente con un eccesso di nozioni, no: l’importante è socializzare, fare gruppo, essere integrati, andare a feste, parlare un linguaggio convenzionale da adepti; lo studio, poi, lo si potrà coltivare, se proprio ci si tiene, da soli, come hobby, un qualcosa in più. E Gaspare pian piano entrerà in questa logica di integrazione, di coesione, impegnandosi a far scendere la media dei suoi voti per adeguarla a quella dei compagni, per essere accettato, per non essere escluso, per non essere solo, in un lungo percorso di livellamento e di inquadramento. E ci riuscirà, perché Gaspare è un talento!

Un libro amaro e reale, una dolorosa riflessione su una scuola che sembra aver perso la sua missione culturale per diventare puro luogo di aggregazione, perdendo ogni connotazione ed ogni velleità di formazione, ma anche un libro sulla solitudine, sulla mancanza di integrazione, ed, in fondo, sull’emarginazione. Purtroppo, ancora oggi non sconfitta.

p.s.: tale recensione è stata da me anche pubblicata su sololibri.net

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